Oltre a Shiva hanno chiesto il rito abbreviato altri cinque imputati coinvolti nel caso. L’accusa è di rissa aggravata, ma non solo: lesioni personali gravi, rapina e porto abusivo d’arma per Shiva e il suo entourage, assistiti dall’avvocato Daniele Barelli. Dall’altra parte, due ragazzi di San Benedetto, difesi dall’avvocato Maurizio Cacaci.
Secondo il Pubblico Ministero, la notte del 30 agosto 2020 lo scontro tra i due gruppi — iniziato con un diverbio verbale — è degenerato rapidamente. Coltellate, calci, pugni e perfino una cintura di metallo. Il 28enne sambenedettese, che si è costituito parte civile assistito dall’avvocato Alessandro Angelozzi, ha raccontato di essere stato inseguito e colpito alla schiena con due fendenti, e di aver riconosciuto proprio Shiva come l’aggressore mentre tentava di rialzarsi. Per lui e l’altro giovane, le ferite sono state giudicate guaribili tra i 10 e i 35 giorni.

Il gruppo del rapper, però, fornisce una versione completamente opposta. Stando alla difesa, l’escalation sarebbe nata dopo che alcuni giovani locali avrebbero tirato sassi contro la finestra della camera d’albergo dove alloggiavano Shiva e i suoi, provocandoli verbalmente. Scendendo in strada, l’intento sarebbe stato quello di chiarire, ma la situazione sarebbe subito esplosa in violenza. Nessuna premeditazione, nessun piano: solo autodifesa, sostengono gli avvocati.
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Intanto la procura parla chiaro: il gruppo del trapper avrebbe colpito per primo, senza provocazioni. L’udienza è fissata per il 20 maggio e si preannuncia una giornata di fuoco. Per adesso, purtroppo, chiunque avesse comprato un biglietto per il tour estivo di Shiva potrebbe vedersi sfumare la tappa davanti agli occhi -di nuovo.
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