#bufaline
“Tunnel sotto la villa di Diddy”, il caso Combs incontra la teoria del complotto
A settembre Sean Combs ha deciso di racimolare qualcosa per le sue spese legali mettendo in vendita una delle sue proprietà, quella nel Billionaire’s Row, la collina dei ricconi di L.A. Tanto lui non ci era mai più entrato dopo il raid della Sicurezza Nazionale avvenuto lo scorso marzo. Il problema è che proprio quell’episodio ha rovinato la reputazione della casa (e di Diddy, ma quella era già stata rovinata dal video di Cassie): le interviste agli agenti che hanno partecipato alla perquisizione parlano di stanze piene di sex toys, lingerie e microcamere ad ogni angolo. Per non parlare delle tonnellate di lubrificante conservato in cantina.
Oltretutto, quando hanno iniziato a spargersi le voci sui festini del magnate, i famigerati freak offs, l’idea che quel genere di atti si sia consumato nelle stanze della villa non invoglia certo i potenziali clienti a farci un giro. In pochissimi infatti sono andati a vederla e nessuno ha fatto una proposta di acquisto.
Almeno, fino ad ora: nei giorni scorsi infatti il colosso immobiliare Belwood Investments ha annunciato di aver fatto un’offerta. A quanto pare Bo Belmont è immune dal “fattore schifo”, la sensazione di appiccicoso disgusto provata dagli altri possibili acquirenti -e da tutti coloro non abbiano preso in considerazione la residenza. I muri, però, hanno memoria, e per lavare la coscienza della casa dai peccati (e dai reati) che ha ospitato, Belmont pretende un grasso sconto: 30 milioni contro i 61 e passa chiesti da Diddy, che dieci anni fa l’aveva pagata 40.
Comunque, l’offerta dimostra che Belmont non si è lasciato impressionare dalla storia della tenuta. In effetti, un po’ di feste non sono niente a confronto di quello che aveva fatto Ye alla sua residenza di Malibu, recentemente acquistata dalla Belwood: Kanye aveva intenzione di trasformarla in un rifugio antiatomico, ma il progetto è rimasto a metà, lasciando una villa meravigliosa in uno stato di ibrido frankenstainiano. Povere case!
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