Crisi degli oppioidi: il fentanyl in Italia girava già prima del Covid

L’oppioide sintetico ormai si è diffuso anche in Europa, ma i dati sono scarsi

Nel 2017 Lil Peep, l’anno dopo Mac Miller, a fine 2019 Juice WRLD. Tre morti in tre anni, tutti per colpa di un fiorellino rosso tanto caro a Fabrizio De André. In realtà il papavero da oppio è di una specie diversa di quella dei cugini che crescono “all’ombra dei fossi”, ma rimane comunque un semplice fiore. Eppure per il suo lattice sono state scritte poesie, scatenate guerre e cancellate generazioni. Almeno due: una tra gli anni ’70 e i ’90, falcidiata dall’eroina; l’altra è la nostra, avvelenata dal fentanyl. L’anno scorso da solo ha collezionato oltre 75 mila morti da fentanyl, quasi un milione da inizio millennio. 

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A essere sinceri, i papaveri sono del tutto innocenti, o quasi, per quanto riguarda i tre rapper. Le sostanze che hanno causato le loro overdose sono sì oppioidi, ma quasi tutti sintetici. La crisi americana degli oppiodi ormai ha poco a che fare con l’Asia centrale, che peraltro dal 2021 ha riconvertito le coltivazioni di papavero da oppio. Adesso il problema è coltivato o, piuttosto, sintetizzato negli asettici laboratori cinesi che vendono il fentanyl ai cartelli messicani, i quali lo usano per tagliare l’eroina -o direttamente per sostituirla.

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L’Europa sembra essere l’ultimo porto sicuro dalla minaccia oppioide, ma il fatto è che non ci sono i dati. Apparentemente nel 2021 solo 137 persone sono morte per il fentanyl nell’Unione Europea. Ufficialmente la prima overdose letale da fentanyl in Italia è avvenuta nel 2017, ma è stata riconosciuta solo un anno e mezzo dopo. Dalla fine della pandemia all’anno scorso sono aumentati i casi di medici e farmacisti arrestati per aver trafficato la sostanza, così come sono aumentati i sequestri, ma è probabile che si tratti solo della punta dell’iceberg. 

Comunque, vista la situazione, a marzo il governo italiano, già bellicamente impegnato sul fronte ucraino, ha dichiarato guerra al fentanyl presentando un aggressivo piano di prevenzione e contrasto alla sostanza. Di fatto, però, l’unico risultato tangibile è stato il peggioramento della condizione dei malati cronici, già colpiti dalla sorte e ora anche costretti a centellinare i farmaci che ancora riescono ad ottenere per la terapia del dolore, visto che di molte molecole è stata bloccata l’importazione. 

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Per tentare di arginare la portata della piena del fentanyl, alcune realtà attive nella riduzione del danno (loro veramente) hanno ideato una mappatura della qualità dell’eroina sul territorio, segnalando le sostanze con cui viene tagliata e quindi indirettamente monitorando la diffusione del fentanyl. Una specie di tripadvisor per tossici insomma; magra consolazione ma, visto che solo nella città di Vancouver l’oppioide sintetico scambiato per eroina ha mietuto 160 vittime in un anno (il 2021), decisamente meglio di niente.